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Ci abitarono i Brandolini per oltre cinquecento anni, con operosa attività di corte tanto da magnificare la fortezza, tre chilometri di mura, con un teatro e un salone delle feste. Inespugnabilità ma con eleganza, protezione ma con il giusto apporto di socialité.

CastelBrando ancora oggi ricorre a quel fil rouge: trasformato in hotel dalla famiglia Colomban svetta sulle colline del Prosecco Superiore, patrimonio UNESCO, restituendo pace e silenzio ma con servizi degni della sua storia. A partire dalla Princess spa e Royal Welness, un faraonico centro benessererecentemente inaugurato, che si estende su una superficie di 2000 mq con 5 pool idromassaggio, 5 saune (4 pool e 3 saune con infinity view sulle valli e colline Unesco), percorsi kneipp, grotto dell’Himalaya, un antico bagno romano restaurato (Roman Bath).

E ancora la Donatello Relax (stanze dell’età imperiale romana), la sala del caminetto, il torrione di guardia, la cripto Spa, l’orangerie e i diversi solarium e terrazzamenti dei giardini dell’Eden, il tunnel dell’amore, l’interno del terrazzo botanico secolare, le altalene della fontana di Venere. Il tutto dominando i pittoreschi borghi di Cison di Valmarino e Follina, a metà strada tra l’affascinante città di Venezia e le spettacolari Dolomiti.

Insomma, proporre un bagno turco e una vasca idromassaggio sarebbe stato come offendere il conte Brandolino nella cui alcova, peraltro, ho trascorso la notte. Non fraintendetemi, l’alcova di cui parlo è la stanza regale (l’Alcova del Conte è decisamente la più bella) dove il conte dormiva protetto da varie vie di fuga, tra le quali una botola posizionata sotto il letto che conduceva alla Casagrande, l’abitazione dei Brandolini al centro del Borgo di Cison di Valmarino. 

E a tal proposito si narra che il conte pretendesse la ius primae noctis con le spose della contea di Valmareno, in pratica prima dello sposo naturale le maritate dovevano trascorrere la notte con lui. In caso di rifiuto pare le uccidesse gettando il corpo all’interno della botola nella stanza che vi dicevo. 

Tuttavia, durante la prima guerra mondiale, fu proprio grazie a quella botola che la marchesa Serra di Cassano sfuggì all’invasione austriaca percorrendo il condotto fino alla Casagrande.

Per quanto mi riguarda ho dormito di grazia e di bellezza, senza botole in cui scappare o richieste da rigettare, illuminando l’area con un prezioso lampadario del ‘600 che vedete nella foto. Le altre stanze, tutte diverse tra loro e arredate con mobili d’epoca, compongono l’ala cinqucentesca e settecentesca del castello mantenendo le dimensioni e gli spazi originali.

I ristoranti di CastelBrando

Se volete mangiare all’interno del castello trovate due tipi di ristorante: uno più informale La Fucina, con pietanze e pizze cotte in forno a legna, l’altro è il raffinato Sansovino, perfetto per una cena a lume di candela, con stucchi originali del ‘700 e decorazioni in stile veneziano. In entrambi troverete cucina tradizionale e attenzione particolare alla stagionalità degli ingredienti. 

Negli angoli più suggestivi del castello sono presenti anche bar ed enoteche per un aperitivo di gusto.

23/01/2024 0 comment
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Si chiamano Treni della neve e fanno parte di un progetto di vacanza più sostenibile e green proposti dall’azienda ferroviaria lombarda insieme alla piattaforma digitale che integra tutti i servizi per una bella esperienza sulla neve. Al secondo anno di collaborazione, con 1700 biglietti venduti in un mese, Trenord e Snowit popongono tre nuove mete: Madesimo, Piani di Bobbio e Domobianca.

Piacciono i ticket integrati che consentono un risparmio sui costi di transfer e skipass sia giornaliero che di due giorni, ma anche la comodità del biglietto, con un solo click consente di acquistare i servizi di trasporto e altri servizi necessari ad una giornata sulla neve.

«Il treno ha un grande potenziale per il turismo, anche quello invernale – ha commentato Leonardo Cesarini, Direttore Commerciale di Trenord presentando le novità – il rinnovo della collaborazione con Snowit ha l’obiettivo di realizzare questo potenziale, offrendo ai clienti in un’unica soluzione di acquisto tutto quello di cui hanno bisogno per un’esperienza unica sulla neve, da Milano Centrale alle piste da sci, arrivando fino al noleggio dell’attrezzatura. Se vogliamo un futuro più sostenibile, la scelta del treno, e del mezzo pubblico in generale, deve diventare la prima opzione anche per gli spostamenti per il turismo. Per diffondere sempre più questa cultura, quest’anno abbiamo dato il via a una campagna di comunicazione diretta principalmente ai giovani, per invitarli a trascorrere una giornata sugli sci senz’auto».

Tutti i dettagli sugli itinerari dei “Treni della neve” sono disponibili sul sito Trenord, sulla pagina dedicata alle “Gite in Treno”

23/01/2024 0 comment
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Lizzano in Belvedere

Potete immaginare la sferzata di una sciata sulla neve e un pomeriggio lento immersi nell’acqua calda delle piscine termali? E’ l’ultima scommessa lanciata dal Gruppo Monti a Lizzano in Belvedere nell’appennino bolognese. La presa in gestione della Tavola del Cardinale, storico locale alla base degli impianti di risalita del Corno alle Scale ora rinominata Chalet delle Terme, apre nuovi scenari su sport e benessere con proposte speciali e pacchetti turistici. In poco più di mezz’ora dalle Terme di Porretta, di proprietà del gruppo, si arriva sulle piste; in primavera e estate l’incanto dell’Alto Appennino Tosco – Emiliano prepara alle escursioni per un totale di sentieri (dai più facili a quelli più complessi) di 500 chilometri. Si prepara dunque il rilancio di una zona turistica che potrebbe riservare moltissime sorprese grazie anche al Pnrr, puntando su nuove strutture e impainti sportivi. 

Chalet delle Terme di Porretta: il locale ai piedi delle piste da sci. 

Di quella domenica del 9 ottobre del 1617 quando il Cardinale Luigi Capponi accompagnato dai suoi collaboratori per una ricognizione, si fermò a mangiare in questo luogo riparato fra il Corno alle Scale e il Lago Scaffaiolo, resta la leggenda e persino il nome Alla Tavola del Cardinale. Quattro secoli di storia che rimarranno all’interno dell’insegna di esercizio, ricordando la disputa per il confine che allora separava due stati: la Bologna Pontificia e il Ducato di Modena. 

La cucina è tradizionale con prodotti del territorio: una buonissima ricotta senza aggiunta di panna, leggera e soffice da gustare con pane di patate fatto in casa o gustose crescentine. Ma anche taglieri con salumi e formaggi della zona, polenta ai funghi freschi oppure al ragù, carne alla brace morbida e gustosa. 

ESCURSIONI ED ESPERIENZE DA VIVERE AL CORNO ALLE SCALE

LA SBOCCATA DEI BAGNADORI E IL MONTE GRANDE (difficoltà media)

Si parte da Rio Ri, dove si trova una sorgente potabile e fresca, in direzione Bagnadori tramite il sentiero CAI 325. Una volta arrivati ai Bagnadori (dove si trovano un bivacco e una delle sorgenti più grandi del territorio) per proseguire verso il Monte Grande è necessario seguire una piccola parte del sentiero CAI 123 e poi il 125a (che curva verso destra) fino alla cima del Monte. Da qui è possibile ritornare ai Bagnadori tramite il sentiero CAI 125 e poi o tornare a Rio Ri (sentiero 325) oppure raggiungere Pian d’Ivo tramite la Via dei Signori (sentiero 323). In questo caso è possibile raggiungere di nuovo Rio Ri tramite la strada asfaltata, così da completare il percorso ad anello.

Questo percorso permette di osservare (e sorseggiare!) due importanti sorgenti e di raggiungere un punto panoramico incastonato tra cime più elevate. Dal Monte Grande è visibile anche il borgo di Monteacuto. Nella zona dei Bagnadori sono stati ritrovati alcuni reperti risalenti al periodo Neolitico, come punte di freccia, raschiatoi e selci. Una menzione particolare per le opere d’arte della Via dei Signori, installate nel 1994 nell’ambito del progetto (Parco del Corno alle Scale e Comune di Lizzano in Belvedere) “Sentiero d’Arte”. Tutte le opere sono realizzate utilizzando materiali locali e in alcuni casi anche avvalendosi di maestranze/industrie del territorio (soprattutto per quanto riguarda la pietra e il ferro). Nell’ambito dello stesso progetto nel 1998 sono state realizzate le opere presenti alla cascata di Vidiciatico, che hanno il titolo complessivo di “Genesi dell’acqua”.

PIAN D’IVO E LA NUDA (difficoltà media)

Il monte La Nuda non è famosa come il suo vicino (il Corno alle Scale), ma di certo sa offrire emozioni uniche a chi è così tenace da arrivare in cima! Raggiungerla infatti non è semplicissimo: esiste un itinerario di difficoltà media e uno per escursionisti esperti.

Si può raggiungere il parcheggio vicino a Pian D’Ivo (appena prima di Madonna dell’Acero) sia in auto che con i mezzi pubblici. Una volta lì è sufficiente attraversare la strada e imboccare il sentiero CAI 323 (Via dei Signori). Piegando a sinistra si raggiunge Pian D’Ivo, dove si trova un Centro Visita del Parco del Corno alle Scale. Basterà proseguire fino ad arrivare all’imbocco del sentiero CAI 327 (sulla destra), che porterà fino in cima alla Nuda. Il sentiero è abbastanza impegnativo, ma la fatica verrà ripagata una volta sulla vetta. Da qui bisogna proseguire verso il Passo del Vallone via sentiero CAI 129, scendere verso la Valle del Silenzio tramite il sentiero CAI 337 e infine verso il Cavone (CAI 335). Oppure tornare a Pian D’Ivo seguendo la strada asfaltata, completando così il percorso ad anello. Questi itinerari sono perfetti per chi desidera mettersi alla prova su strade meno “famose” e “trafficate”: si verrà ricompensati dal panorama e la pace che si godono sulla vetta. Il nome La Nuda deriva dal fatto che la cima è completamente priva di vegetazione ad alto fusto. Una menzione particolare per le opere d’arte della Via dei Signori, installate nel 1994 nell’ambito del progetto (Parco del Corno alle Scale e Comune di Lizzano in Belvedere) “Sentiero d’Arte”. Tutte le opere sono realizzate utilizzando materiali locali e in alcuni casi anche avvalendosi di maestranze/industrie del territorio (soprattutto per quanto riguarda la pietra e il ferro). Nell’ambito dello stesso progetto nel 1998 sono state realizzate le opere presenti alla cascata di Vidiciatico, che hanno il titolo complessivo di “Genesi dell’acqua”.

IL MONTE BELVEDERE: UN LUOGO RICCO DI STORIA (difficoltà facile)

Il Monte Belvedere (1139 mt. slm) si trova pochi chilometri sopra Querciola, ed è facilmente raggiungibile sia a piedi che in mountain bike o e-bike (ciclisti esperti). Si può arrivare in macchina in località Calcinara (poco sopra Querciola), parcheggiare e poi proseguire a piedi prima per un tratto di strada forestale e poi per il sentiero che condurrà proprio sul Monte (sentieri CAI 345 e 157). E’ possibile prendere il sentiero CAI 345 anche dalla località Corona, l’imbocco si trova appena prima della zona abitativa. Dalla cima del Monte Belvedere si può ammirare il meraviglioso panorama e le rovine dell’antico castello medievale. Il castello Belvedere fu edificato nel 1227 in posizione strategica sul monte Cimbriano (successivamente anche il monte venne denominato Belvedere) per frenare le minacce di aggressione di Federico II. Si possono ancora osservare le rovine del castello, da cui è stato possibile ricostruirne la pianta. Durante l’età delle Signorie il castello perse la sua importanza, fino a venire abbandonato del tutto. Il Monte Belvedere ebbe una rinnovata importanza come punto strategico durante la Seconda Guerra Mondiale. Il Monte Belvedere è però importante anche dal punto di vista del folklore locale: è infatti qui che secondo un’antica leggenda il Diavolo è apparso ad Oliva.

LIZZANO IN BELVEDERE – LAGHETTI DI PORCHIA (difficoltà facile)

Raggiungere i laghetti di Porchia tramite il sentiero che parte da Lizzano è facile e breve, perfetto per passarre un pomeriggio a contatto con la natura. E’ possibile percorrere questo tratto anche in bicicletta o e-bike. L’imbocco del sentiero si trova in località Piastrella: qui iniziano le indicazioni per il sentiero CAI 147a, che va percorso fino a Porchia passando per Casale. Prima si attraversa un castagneto, dove si può osservare un casone (essiccatoio per le castagne) ancora funzionante. Si arriva poi in località Casale e si prosegue nel bosco, dove si può osservare un’edicola votiva. Una volta usciti dagli alberi sarà sufficiente camminare fino ai laghetti di Porchia lungo la strada asfaltata. Per il ritorno si può scegliere di ripercorrere i propri passi oppure di tornare a Lizzano tramite la strada. Da Porchia si può anche raggiungere il fiume, dove è possibile passeggiare o rilassarsi prendendo il sole.

MONTEACUTO DELLE ALPI E MADONNA DEL FAGGIO (difficoltà media)

Monteacuto delle Alpi è sicuramente uno dei maggiori punti di interesse nella zona delCorno alle Scale. Da questo borgo medievale partono anche vari sentieri che conducono a luoghi altrettanto magici. Uno di questi è il sentiero CAI 109, che dalla zona delle Tegge a Monteacuto (appena dopo l’imbocco del paese, nei pressi della fontana) scende inoltrandosi nel bosco fino al santuario di Madonna del Faggio. Il santuario ha un porticato, un campanile quadrato e portone d’arenaria. E’circondato da una lussureggiante faggeta, i cuoi esemplari più grandi si trovano vicino al campanile. Vicino all’edificio scorre il rio della Madonna, che si può attraversare grazie a un ponticello in legno. Anche qui, come a Madonna dell’Acero, si dice sia apparsa la Vergine Maria.

Prima di raggiungere il santuario si incontra un’altra costruzione, il mulino della Squaglia. Questo mulino serviva agli abitanti di Monteacuto per macinare le castagne essiccate così da ottenere la farina. Le castagne erano una colonna portante dell’antica economia montanara.

Questo itinerario prevede la partenza da Monteacuto con l’imbocco del sentiero CAI 109 in direzione Madonna del Faggio. Una volta giunti al santuario il ritorno avverrà tramite lo stesso sentiero. Prima della partenza oppure al ritorno non si può rinunciare a visitare il paese, dove il tempo sembra rimasto fermo al Medioevo. Una menzione particolare per la caratteristica piazza in discesa. Chi desidera ampliare l’esplorazione dei dintorni di Monteacuto può proseguire il cammino in direzione Pian dello Stellaio, seguendo sempre il sentiero 109. Per un tratto il sentiero costeggia il torrente Barricello, poi continua con alcuni saliscendi fino alla Cascata dell’Acqua Caduta. Da qui parte l’ultimo strappo prima di Pian dello Stellaio, una radura in mezzo ai boschi. Per tornare verso Monteacuto è necessario imboccare prima il sentiero CAI 101 fino al Rombiciaio (dove si può osservare un grande faggio secolare) e poi il sentiero CAI 143 verso la Donna Morta. A questo punto si deve imboccare il sentiero CAI 113, che riporterà a Monteacuto offrendo la possibilità di ammirare splendidi panorami e alcuni tratti di antichi muri a secco che delimitavano il sentiero, un tempo l’unica via di collegamento con la zona del pistoiese. Per completare l’intero percorso ad anello sono necessarie circa 7 ore di cammino.

MADONNA DELL’ACERO E LE CASCATE DEL DARDAGNA (difficoltà facile o media)

Il sentiero che porta alle cascate del Dardagna (“sentiero delle sette cascate”) si può suddividere in due “tronchi”. Il primo (santuario di Madonna dell’Acero – ultima cascata) è facile e adatto a tutti, il secondo (ultima cascata – Cavone) è di media difficoltà.

Per iniziare il trekking è necessario arrivare in auto o con i mezzi pubblici a Madonna dell’Acero, dove è possibile visitare il santuario e ammirare l’acero secolare dove la leggenda narra che sia apparsa la Madonna. Da qui, esattamente alle spalle dell’edificio, parte il sentiero CAI 331, un comodo e largo percorso che porterà ad ammirare la potenza della cascata. Questa prima parte è adatta a tutti, bambini e anziani compresi, non presenta difficoltà particolari o dislivelli importanti.
Nelle fresche acque del torrente Dardagna vivono animali come la rana temporaria e la salamandra pezzata; quest’ultima rappresenta un indicatore biologico: vive solo nell’acqua più pulita. A questo punto si può decidere se tornare indietro per lo stesso percorso o continuare a salire verso il Corno alle Scale. Per proseguire il sentiero risalendo il corso delle cascate del Dardagna si deve prendere il sentiero CAI 333, che si arrampica nel bosco di faggi, costeggiando il corso d’acqua. Il sentiero presenta punti ripidi, anche se addolciti da scale e corrimano. Lo spettacolo offerto dalle cascate è davvero unico: il Dardagna compie sette sbalzi, e il sentiero li costeggia tutti.

Per arrivare fino al Cavone all’incrocio dopo l’ultima cascata (decisamente più piccola rispetto alle prime incontrate) si dovrà girare bruscamente a sinistra per il sentiero CAI 337. Quest’ultimo tratto porterà nei pressi del laghetto del Cavone. Da qui bisognerà scendere per la strada provinciale asfaltata fino a Madonna dell’Acero.

GLI ABITANTI DEL BOSCO

Addentrarsi nel fitto del bosco per osservare l’habitat naturale degli animali dell’Appennino in compagnia di guide esperte che vi faranno notare le loro abitudini non ha prezzo! Si resterà ammaliati nel vederli così da vicino, ma attenzione a dove si mettono i piedi perché ad ogni piccolo rumore, ad ogni rametto calpestato, loro scappano! Il lupo forse è l’animale che più viene collegato alla vita del bosco, soprattutto per via delle fiabe, che lo mostrano però come spauracchio. Ovviamente nella realtà i lupi non sono pericolosi per l’uomo, sono anzi animali importanti e interessanti da conoscere. Percorrere insieme gli stessi sentieri calcati dai lupi, in cerca di tracce del loro passaggio è un’esperienza indimenticabile per adulti e bambini.

ALLA SCOPERTA DELL’APPENNINO

Le proposte sono davvero adatte a tutti, sia che si preferisca una giornata all’insegna della cultura o che si desideri semplicemente un po’ di relax. Tutti i tour prevedono l’accompagnamento di una guida professionista AIGAE e un cestino rustico per degustare i migliori prodotti locali a km 0.
Si seguirà il cammino di alleati e partigiani che, sulla linea fortificata chiamata “Gotica”, cercarono di rallentare l’avanzata tedesca nelle ultime fasi della guerra tra i crinali e le vallate dell’Appennino Tosco-Emiliano. Si può scegliere tra diversi itinerari, a seconda della durata, degli interessi e dell’allenamento tecnico: • Monte Sole • Monte Belvedere • Monti della Riva • Monte Belvedere • Castel d’Aiano • Livergnano• Monte Battaglia • Passo della Torricella • Riserva Naturale Acquerino Cantagallo • Passo della Futa.

ESCURSIONI IN BICICLETTA

Per un’escursione con bici elettrica nel fantastico Parco regionale del Corno alle Scale si può partire dalla Baita Acquadela del Cavone. Si percorrerà il bellissimo sentiero che porta al rifugio le Malghe dove si effettuerà una breve sosta per foto e ristoro. Successivamente, si procederà per un breve tratto in salita che porterà al Lago Scaffaiolo. Sosta presso il rifugio Duca degli Abruzzi e ritorno. Dopo una breve sosta per godersi il panorama, si ripercorrerà il medesimo itinerario oppure, se le condizioni lo permettono, ci si dirigerà a valle attraverso il percorso della “Polla” che ripercorre la nota pista sciistica del Parco.

Non solo, ma grazie alla Strada delle Terme, inaugurata la scorsa estate, che unisce i due villaggi termali di Porretta e Monterenzio, si arriva al Villaggio della Salute Più dove si può vivere appieno la natura incontaminata.

La Strada delle terme è stata completamente mappata e geolocalizzata perché sia possibile percorrerla a piedi, in bike o in auto. Non si tratta solo dello spostamento da un punto all’altro del territorio, anzi: i tre tracciati sono ricchissimi di punti di interesse, che meritano una deviazione o una pausa. Ci sono luoghi naturalistici come il Monte Stagno e il castagneto secolare di Poranceto, luoghi di rilevanza storica artistica come Castiglione dei Pepoli, luoghi di interesse architettonico come la Badia di Monte Armato o la Rocchetta Mattei.

Per il Gruppo Monti Salute Più le vacanze non sono quelle modaiole ma un tempo prezioso da dedicare alla cura di sé, al benessere e alla prevenzione. Non a caso si parla oggi insistentemente di turismo salutistico: la natura è il contesto migliore in cui viverlo nell’arco di alcuni giorni. La scienza più aggiornata dimostra che il contatto vivo con un ambiente naturale induce calma e serenità, regolarizza il battito cardiaco, abbassa la pressione arteriosa, stimola le energie psicofisiche e alza le difese immunitarie. Questa proposta di esperienza ecoterapeutica ‘Natura World’ si arricchisce quindi della Strada delle terme, in continuità con il concetto di salute che il gruppo propone alle terme: uno stile di vita attivo in cui si è protagonisti del proprio benessere.

FOREST BATHING

Al Corno alle Scale è possibile ricaricarsi di energia positiva in mezzo al verde della natura, ritrovando il proprio equilibrio interiore immersi nel silenzio dei boschi o sulle vette di una montagna. Lasciarsi guidare da esperti del settore per scoprire la spiritualità più profonda in piena armonia con ciò che ci circonda è davvero utile per staccare con la frenesia della quotidianità.

DALLA MATERIA ALLA CREAZIONE

ARTE E TRADIZIONE

Da queste parti è possibile imparare le arti del mestiere affidandosi ad esperti del settore che  mostreranno cosa è possibile fare usando solamente le mani e l’ingegno. Piccole botteghe artigiane e orafe aprono le porte delle loro attività per far scoprire tutti i segreti della lavorazione della materia prima, accompagnando i visitatori in un mondo magico e sfavillante. Un’esperienza davvero unica nel suo genere, che si potrà vivere grazie alle conoscenze di vere e proprie artiste.

MISTERI DELL’APPENNINO

Fin da bambini siamo sempre stati affascinati da favole, racconti e misteri. Attraverso un viaggio a ritroso nel tempo in questi tour si dà una voce a personaggi un po’ diversi dal solito facendo conoscere luoghi in cui leggenda e realtà si mescolano e dove l’immaginazione popolare si è intrecciata con storie realmente avvenute. Le “mummie” sono dei “volti di pietra” con valore apotropaico, che si possono osservare sui muri di alcune antiche dimore nel comune di Lizzano in Belvedere (BO). Un accompagnatore esperto accompagna alla scoperta di tutti i segreti di questa interessante e particolare tradizione montanara. Aneddoti misteriosi e leggende per scoprire le storie più antiche dei borghi dell’Appennino. Un’esperienza unica e suggestiva, nel calar della sera, in questi tour nel centro dei paesi alla scoperta di angoli nascosti che faranno scoprire nuove prospettive: • Porretta Terme • Rocca Corneta • Vidiciatico • Monteacuto • Osteria del Fantorno di Monghidoro • Borgo abbandonato di Castiglioncello.

02/01/2024 0 comment
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albania con adria ferries

I viaggi sono quelli per mare con le navi, non coi treni. L’orizzonte deve essere vuoto e deve staccare il cielo dall’acqua ci deve essere niente intorno e sopra deve pesare l’immenso, allora è un viaggio” Erri De Luca

scopri l'Albania con adria ferries

 La partenza è leggera, il traghetto Michela di Adria Ferries scivola sull’acqua lasciando dietro sé il porto di Ancona che poco a poco sembra rimpicciolirsi, come un ritratto da cartolina fino a scomparire. Restano i raggi del sole, quasi al tramonto, ad illuminare le emozioni. E quella strana ebrezza che ti fa sorridere e pensare che sì, la libertà deve essere proprio questa sensazione qui.

La costa albanese la vedremo la mattina seguente, ora ci aspetta la cabina junior suite con affaccio esterno, il cambio d’abito e la cena al ristorante. Il mare è calmo e l’atmosfera allegra. Il menu alla carta curato e il servizio delizioso.

Una piccola crociera, si potrebbe dire, in una traversata notturna che muove la nave sopra le onde. Le stelle totalizzanti, un pigiama di seta e un libro dentro il quale finire.

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Il giorno seguente la sveglia suona presto, non voglio perdermi l’alba con quei colori accecanti e morbidi insieme, una palette naturale di mare e nuvole che potresti indossare come un maglioncino di cachemire. Una doccia veloce, poi si scende per la colazione.

E la brioches, davanti a Durazzo che si palesa all’improvviso, ti sembra la più buona che tu abbia mai mangiato.

albania con adria ferriesalbania con adria ferries

Viaggio in Albania con Adria Ferries: prima tappa Tirana

Mare, cultura, ottimo cibo: quello che non ti aspetti è tutto di fronte a te. Spiagge quasi caraibiche, cucina stellata, siti archeologici estremamente interessanti a delineare che prima della dittatura di Enver Hoxha ci si poteva vivere bene. Ma gli anni della repressione politica seppure lunghi sono già lontani e ciò che oggi puoi scoprire è un territorio dalle bellezze naturali, molte delle quali incontaminate.

E anche un’attenzione alla bella Europa, un coté mitteleuropeo che si respira in mezzo alle strade di Tirana, la capitale, dove il ricordo degli anni bui è dato solo dal Bunk’Art un rifugio antiatomico di 2680 mq scavato nella collina e meta dei turisti. Costruito negli anni ’70, su indicazioni del dittatore e del suo primo ministro Mehmet Shehu per proteggere dagli attacchi atomici l’élite politica albanese, era un vero edificio e disponeva di 106 stanze suddivise in cinque piani.

Oggi il Bunk’Art ospita materiale video e fotografico raccontando la storia dell’esercito comunista e la vita dei cittadini durante la dittatura. Nel Bunk’Art 2 invece i riflettori sono puntati sui segreti della Sigurimi, la polizia di partito che perseguitava i ribelli e tutti gli oppositori.

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Ma, dicevamo, questo è l’unico elemento, per il resto Tirana pullula di luoghi pubblici simili a bistrò, con tavolini all’aperto e giovani vestiti alla moda. Una sorta di Parigi calibrata su Montmartre, dove fare colazione la mattina nel quartiere cool di Blloku dove vivevano un tempo i funzionari del regime comunista.  Giornale alla mano e magari una brioche della pasticceria Reka, 93 anni di attività e un negozio proprio nella capitale francese.

Ci sono tanti italiani a Tirana, considerata la terra delle opportunità: in dirittura d’arrivo lo stadio rifatto dall’archistar Marco Casamonti, Studio Archea, nel cuore di Tirana, come luogo da vivere tutto l’anno, con hotel di 25 piani, tanti negozi e grandi palestre, il tutto con i colori segnalati da Edi Rama.

Ed è proprio il Primo Ministro, che ho incontrato ad aprile, a dare la svolta alla città: lui stesso artista (le pareti dello studio nella sede del governo sono tappezzato dai suoi disegni) l’ha definita agopuntura urbana.

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Un consiglio dove mangiare: si chiama Mrizi i Zanave, ovvero L’ombra delle fate, è a circa un’ora di distanza da Tirana in mezzo a un bosco nel villaggio di Fishte. Lo ha creato lo chef Altin Prenga con una grande attenzione al recupero dei gusti tradizionali del luogo, materie prime a chilometro zero e una cura maniacale per il sapore.

Altin, partito in un barcone a 15 anni direzione Italia, si è fatto le ossa nel nostro paese lavorando in diverse regioni. Poi è tornato in Albania per realizzare il suo sogno e oggi a 37 anni racconta che il suo ristorante è il primo presidio Slow Food in Albania. 

Il ristorante ha ottenuto il nostro Cilindro Dandy 

Rruga “Lezhë – Vau i Dejës”, Fishtë, Lezhë 4505, Albania 355 692108032

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L’Albania terra di grandi culture: seconda tappa Berat e Apollonia

Ci sono storie proprio belle da raccontare. Alcune di esse talmente inaspettate da paragonarsi a vere epifanie. Dimenticate l’immagine di grigiore e povertà perché l’Albania vi riserva sorprese spettacolari. A cominciare dalla sua storia e da alcune città che dovete proprio visitare.

Berat detta anche la città dalle mille finestre, perché con la luce del sole sulle case nei quartieri Mangalem e Goricai rimandano a un gioco di specchi molto particolare e unico al mondo, è un bellissimo borgo costruito sul fiume Osum e riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Ci vuole tempo e pazienza per scoprirne ogni anfratto, ogni mattone di questa antica città ottomana.

A cominciare dal Castello che sorge in cima alla collina alta 187 metri, una fortezza che domina la città con una cinta muraria di 1440 metri intervallata da 24 torri. Ottimo luogo per fare i selfie perché vedrete il panorama dall’alto che è davvero meraviglioso. All’interno del castello troverete la chiesa di San Teodoro costruita nel XVI secolo e poco dopo la Chiesa della Santissima Trinità e la Chiesa di San Giorgio, ma anche la Moschea Bianca e la Moschea Rossa a testimonianza delle diverse fedi religiose che convivono perfettamente.

A scendere verso la città non dimenticate di vedere il ponte di Gorica lungo 127 metri che unisce i due storici quartieri.

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Dove mangiare: Ristorante Castle Park, cucina tradizionale ottimi formaggi.

Apollonia

Anche questo sito archeologico, ottimamente protetto e tenuto, è davvero un regalo inaspettato. E’ una delle mete che dovete assolutamente annotarvi, tornerete a casa con una bella sensazione. La stessa, probabilmente, che ebbe Cicerone definendola ‘’magna urbs et gravis’’nelle sue Filippiche.

Fondata nel 588 a.C. da coloni greci corinzi è uno dei parchi archeologici meglio conservati in Europa e fu sede di una rinomata scuola di filosofia. Resterete incantati dal Bouleuterion del Consiglio della Polis nell’antica Grecia, dal Tempio dedicato ad Apollo il dio protettore della città, dal Teatro e dall’Odeon, l’arena per gli spettacoli. Qui nel 44 a. C studiò l’imperatore romano Ottaviano e proprio quando era ad Apollonia venne informato della morte del patrigno Cesare.

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L’Albania coast to coast: il mare più bello con spiagge caraibiche

E dopo tanta cultura un tuffo in mare è proprio la cosa migliore. Soprattutto se partiamo alla scoperta di spiagge bianche con acque trasparenti, vita low cost e hotel di lusso. Il turismo balneare è in netto aumento, in particolare quello italiano e le motivazioni sono da ricercarsi proprio nella bellezza del territorio e nell’offerta alberghiera che si attesta di ottima qualità a prezzi contenuti.

Potete iniziare da Valona, patria di uno dei più importanti poeti albanesi, Fatos Arapi, e mangiare pesce al Bujar, ristorante molto minimal chic dall’aspetto moderno. Proseguendo poi per le spiagge bianche di Spille e S. Pietro nei 470 chilometri di costa.

Bujar, Rruga Murat Tërbaçi, Vlorë, AlbaniaValone albania con adria ferries

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Partenze in mare con Adria Ferries dal porto di Trieste, Ancona o Bari. La compagnia è in grado di organizzarvi all’interno dell’Albania un bellissimo tour personalizzato a seconda delle vostre mete e desideri.

09/05/2023 0 comment
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Un viaggio per travel dandy a Cortina

Patrizia Finucci Gallo

writer

Cortina non è solo Cortina. Me ne sono accorta quando ho smesso di pensare alla valigia: dopo mille cambi d’abito, in mezzo a un metti e togli, girando lo sguardo ai libri che di solito ti porti dietro. Tanto sai che certi luoghi non sono destinati alla lettura, ma alla movida. Dove le presentazioni di libri, anche se ci sono, paiono finte. Al pari di un cornetto vegano, potresti davvero affermare che stai mangiando un gelato?

Poi ho pensato: “Ma sai che ti dico, chiudo la cerniera e quello che resta è esattamente ciò che porterò”. Del resto il significato di un viaggio lo devi cercare senza dare nulla per scontato, fuori dai portoni aperti al pubblico. Per scoprire, con grande meraviglia, che i fratelli Vanzina sono solo un ricordo lontano. Un film vintage che qualche nostalgico interpreta ancora, con le valigie piene di cachemire e la bocca spalancata il sabato sera.

E allora fidatevi di me, seguitemi nel cuore delle Dolomiti, dove pulsano le storie. Dove le stelle non sono solo le stars, ma quelle piccole luci che di sera puoi raccontare.

Cortina per dandy travel

Arrivo nel pomeriggio all’Hotel Ambra, posizione invidiabile a pochi metri dall’isola pedonale, proprio vicino ai negozi più cool del paese. Ad accogliermi la proprietaria, Elisabetta Dotto, una bellissima locandiera 2.0 nata e cresciuta si può dire in albergo, nella tradizione dell’ospitalità, prima con i nonni e poi con i genitori. “La sua camera si chiama La Mirandolina- mi dice sorridendo – è dedicata alla celebre protagonista della pièce di Goldoni e ispirata ai colori e alle scenografie di un teatro”.

Apro la porta ed entro in scena, i toni sono accoglienti, i velluti rossi e blu della stanza disegnano un palcoscenico immaginario. La mia valigia che pareva inutile e inconsistente inizia ad avere il suo significato e sarà riempita da li a poco, con un vecchio libro sulla vita di Eleonora Duse scovato in una libreria nel centro del paese.

“Le camere sono 24 e ognuna di loro ha un significato diverso- mi racconta Elisabetta – c’è quella fashion, dedicata alla moda con tessuti pregiati e morbidi cuscini in pelliccia, ma anche la camera Conte Max, dedicata al cinema, che deve il suo nome al celebre film girato a Cortina d’Ampezzo nel 1957 con Alberto Sordi e Vittorio De Sica. E poi le camere della Natura, con tinte e materiali ispirati alla terra e le bellissime suites all’ultimo piano”.

Così, fra velluti e profumi del tempo si faceva avanti la convinzione che stavo proprio nella pagina giusta, bianca come la neve e pronta per essere scritta.

cortina viaggio per dandy

“Ehi, ma l’hai visto l’osservatorio?” Piergiorgio ci porta in macchina fino a Col Drusciè, a 1780 mt. di quota dove due cupole e un telescopio Ritchey-Chretien compongono l’osservatorio Helmut Ullrich. Lassù si guardano le cose da una diversa angolatura. Noi piccoli come bambini, in piedi sopra la sedia a parlare con la luna. Ma quale dj, quale look. Non c’è bisogno di un dress code per guardare Saturno e i suoi anelli dal telescopio, per vedere i crateri della luna così vicini che vorresti toccarli. “Accidenti come si vede bene”, dico io. Piergiorgio Cusinato, presidente dell’Associazione Astronomica di Cortina mi spiega che quello è un vero e grande telescopio mica un giocattolo e che tramite lo strumento hanno scoperto ben 40 supernovae e un pianetino ribattezzato subito Cortina d’Ampezzo. Lui è un volontario e come 80 altre persone si danno il cambio e tengono in ordine lo spazio, ci lavorano, studiano gli eventi celesti. Di fronte, nello spazio circostante, hanno creato il Sentiero dei pianeti uguale a quello dell’Universo per parlare alle persone e ai bambini di galassie e di astronomia. Per raccontare un pezzo di cielo e farci abituare ad alzare gli occhi ogni tanto. Perché in una sera, con l’aria pulita e limpida, potreste anche voi scovare qui una stella guida e ritrovarla nel tempo affacciandovi per caso al balcone della casa in città, in uno di quei giorni che sembrano scanditi dal caos e dalla malinconia. Non ci credete? La mia si chiama Futura, sì proprio come la canzone di Lucio Dalla. Ci siamo incontrate a Col Drusciè, Piergiorgio dopo averci mostrato al telescopio Giove e le lune di Giove ci aveva portato fuori per studiare il cielo ad occhio nudo, ci diceva “forza, guardate meglio, il cielo è uno spettacolo”. Che vi devo dire, io l’ho vista. E quando sono in città, in quel cielo smunto e tristarello, mi sembra che brilli più delle altre. Una boccata di ossigeno al momento del bisogno.

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“Ti sei portata qualcosa di caldo?” Irene sorride, ci guida verso una delle più belle esperienze che ho fatto a Cortina. “Certo, rispondo, sono vestita a cipolla, se fa caldo poi tolgo”. La chiamano la Freccia nel cielo quella funivia che sale e scende e porta i turisti a vedere la grande bellezza. Quindici minuti per arrivare alla terza cima più alta delle Dolomiti, nel cuore della Tofana di Mezzo e impazzire di felicità. Alti dove volano le aquile, con i pensieri forti e definiti che sembrano arrampicati sulla roccia, nei silenzi dell’immenso a nutrimento continuo.

“Respirate con calma, rilassatevi, ascoltate il silenzio intorno a voi”, dice la nostra istruttrice di yoga. I miei movimenti sono più lenti, calcolati, precisi. Il sole scalda, i meridiani si allineano, l’energia risale dalle gambe al cervello. “Piantate bene i piedi per terra, cercate di sentire il terreno sotto di voi, continua”. Le lezioni di yoga in alta quota sono piacevoli e si svolgono nella magica atmosfera di Ra Valles, sono gratuite e possono partecipare tutti. Il passo successivo è spostarsi di fianco, alla pizzeria della terrazza più alta di Cortina. Dove la pasta ha un procedimento di lievitazione controllata in frigorifero, perché siamo alti e le regole cambiano.

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I tre passaggi dell’impianto della Tofana Cortina

Il primo porta a Col Drusciè 1778 m. – dove insistono il Ristorante Col Druscié 1778 e l’Osservatorio Astronomico e da dove partono alcuni sentieri hiking adatti a tutti, anche ai bambini, e tracciati per MTB.

Il secondo tronco porta a Ra Valles 2470 m. – dove, presso Capanna Ra Valles (pizzeria più alta delle Dolomiti e ristorante), si praticano le lezioni di yoga.

Il terzo tronco invece porta alla Cima della Tofana di Mezzo (3244 m) la vetta più alta di Cortina d’Ampezzo – sia a Cima Tofana sia a Ra Valles – vi sono testimonianze della Grande Guerra e la partenza di alcune vie ferrate molto interessanti con vie d’arrampicata di una certa difficoltà alpinistica.

Da non perdere. Il Museo Marmolada Grande Guerra 3.000 m. il più alto d’Europa.

E’ il primo museo in alta montagna dedicato ai cimeli della Grande Guerra rinvenuti sul massiccio della Marmolada. Nel 2015 l’associazione Museo della Grande Guerra in Marmolada Onlus lo ha rinnovato in occasione delle manifestazioni del Centenario. Il nuovo Museo è stato ampliato in uno spazio all’interno della seconda stazione della funivia (Serauta). Il filo conduttore del nuovo Museo è il racconto della vita del soldato tra il tunnel della morte e la galleria della vita in cima ad una montagna, che sicuramente non era un luogo adatto per una guerra. E’ un museo interattivo e multisensoriale, adatto a tutti i tipi di visitatore: dal bambino allo storico, allo sciatore che vuole fare una pausa culturale nella sua giornata, immergendosi nella storia della guerra di allora. Il significato più grande di questo museo sta nella volontà di trasmettere i valori di pace e di solidarietà, e ogni anno lo fa presentando nuovi eventi utili a mantenere vivi i ricordi di un tragico periodo vissuto dalle popolazioni di questi territori.

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Dove dormire:

Hotel Ambra Via XXIX Maggio, 28 Cortina d’Ampezzo

Cosa vedere:

Massiccio Montuoso le Tofane raggiungibile con la Freccia nel cielo.

                         Osservatorio Astronomico Col Drusciè

                          Capanna Ra Valles con annessa pizzeria

 

29/01/2024 0 comment
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La scrittrice slovena Alma M. Karlin, ricordarla con un viaggio a Celje dove è nata e dove ancora esiste un museo a lei dedicato.

Il libro di Barbara Trnovec, Kolumbova Hci (La figlia di Colombo), la descrive come una persona mite e pensierosa, piena di risorse e grande esploratrice. Nell’ultimo viaggio in Slovenia mi sono imbattuta, per caso, nella vita di una grande donna, una delle prime viaggiatrici del ‘900: si tratta della scrittrice Alma M. Karlin, una vita complicata e una storia, la sua, che ha insito l’impianto della sfortuna. Eppure lo sguardo, come il suo pensiero, rimangono intatti e puri di fronte alle macerie che la vita le impone, fino agli ultimi cinque anni trascorsi in completa miseria e solitudine. Ma i viaggi che effettua in giro per il mondo, a cavallo degli anni Venti prima che il Nazismo la perseguiti perché amica degli ebrei e degli inglesi catturandola nel ’41, sono la più bella descrizione del sapere attraverso l’avventura. Viaggerà da sola in ogni dove e con ogni mezzo, dalla Cina al Giappone alla Corea attraversando l’America, l’India, la Nuova Guinea e tanti altri luoghi mossa da una grande curiosità che descrisse assai bene nei diari divenuti libro, Viaggio solitario per il mondo pubblicato nel 1929. Fogli pieni di storie, battuti a macchina con la sua Erika.

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Viaggio alla scoperta di Alma M. Karlin

La città di Celje, dove nacque nel 1899, le ha dedicato una grande statua che troneggia in piazza Krek, nel centro storico, ricordandola con la valigia in mano e con il cappello a tesa larga che usava indossare sempre.  In questa cittadina ho visto la mostra permanente che ruota inforna alla vita dell’autrice dentro il Celje Museum of Recent History. Tantissimi gli oggetti e i fogli sparsi, raccolti durante il suo lungo viaggio intorno al mondo, una parte degli 850 articoli di corrispondenza, copertine di libri, manifesti e manoscritti.

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Viaggio in Slovenia alla ricerca di Alma Karlin

Il 24 novembre del 1919 Alma lascia definitamente Celje, portando qualche soldo, una macchina da scrivere e dieci dizionari di lingua auto composti. La sua ricerca parte da lì. Così, osservando alcune immagini di lei in Oriente, ho giocato su rimandi personali che in qualche modo ci accomunano: la passione per i ventagli e lo sguardo appena più lontano di ciascun sogno.

Alma Karlin is an extraordinary traveller, polyglot and writer from Celje. Nowadays she inspires artists and feminists.

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Cosa vedere a Celje

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Situata nella parte slovena dell’ex provincia di Stiria, Celje è la terza città della regione con 50.039 abitanti. Il  centro storico medievale è delizioso, le stradine possono fare da sfondo a romantiche passeggiate. Da qui vedrete il Castel vecchio: struttura del dodicesimo secolo situata sul colle sopra la città, apparteneva alla più importante famiglia feudale slovena, quella dei Conti di Cilli.

Nelle vicinanze di Celje, trovate il lago Šmartinsko jezero,  da non perdere.

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07/02/2023 0 comment
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tour in Baviera con la moto

di Cristiano “Gillo” Giliberti

Schloss Neuschwanstein. Persino Walt Disney rimase affascinato dall’aspetto f­iabesco di quell’antico maniero, costruito a picco sulla vallata in posizione dominante rispetto alla cittadina di Fussen, al punto da utilizzarlo come modello per disegnare il castello de “La bella addormentata nel bosco” nel film di animazione del ’59, e da volerlo in seguito come simbolo della Disney stessa.

E’ proprio da uno dei simboli storici della Baviera che prende il via il nostro itinerario, attraverso una regione alla quale l’inverno e il clima natalizio conferiscono un fascino se possibile ancora maggiore che in altri periodi. Tanto verde e accogliente in primavera e in estate quanto piacevole da visitare anche nella stagione fredda, la Baviera è la destinazione ideale per per un viaggio a due ruote di grande attrattiva, particolarmente indicato a quei motociclisti temerari la cui passione non conosce stagione.

tour in Baviera con la moto

La storia di Neuschwanstein e degli altri Castelli di Baviera è strettamente legata alla travagliata esistenza del principe Ludwig II di Baviera, la cui controversa vicenda venne immortalata da Luchino Visconti nel film “Ludwig” del 1973, protagonisti Helmut Berger e Romy Schneider. Cugino di primo grado di Sissi la principessa Elisabetta d’Asburgo, scomparso prematuramente in misteriose circostanze, il sovrano bavarese è considerato in assoluto il simbolo del decadentismo germanico e rimane tuttora una della figure più enigmatiche, amate e discusse della storia tedesca. Ispirato dalle tendenze culturali del proprio tempo, nell’arco del proprio breve regno Ludwig ordinò la costruzione di tre delle quattro residenze, con l’intento di rendere omaggio al mito delle antiche leggende celebrate nelle opere di Richard Wagner, che del principe fu contemporaneo e amico.

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Poco distante da Neuschwanstein troviamo il castello di Hohenschwangau, che il padre di Ludwig, Maximilian II, aveva fatto riedificare e dove il principe visse gli anni della giovinezza, mentre a qualche chilometro da Fussen, a Ettal, ecco Linderhof, l’unico dei castelli di cui Ludwig riuscì a terminare la costruzione. E’ anche il più piccolo dei quattro ed è caratterizzato dalla presenza al proprio interno di una finta grotta-teatro appositamente voluta dal sovrano per poter assistere in anteprima e come unico spettatore alle rappresentazioni di Wagner in un’atmosfera unica e straordinaria. Situato su un’isola al centro del lago Chiemsee, a circa 160 km di distanza dai primi tre, è il castello di Herrenchiemsee, raggiungibile in traghetto con imbarco a Prien: nelle intenzioni di Ludwig avrebbe dovuto surclassare per sfarzo e grandiosità persino la reggia di Versailles, ma vennero a mancare le risorse, e il progetto originale non venne mai realizzato fino in fondo.

Lasciata alle spalle Fussen e i suoi castelli, è tempo di rimettersi alla guida verso la destinazione successiva: che nel nostro caso è la strada stessa. Richiama ogni anno milioni di visitatori la Romantische Strasse, itinerario turistico tracciato negli anni ’50, considerato a ragione come una delle maggiori attrazioni turistiche della Germania. Landsberg am Lech, Augsburg, Nördlingen sono i waypoint da segnare nel navigatore, ma sarà comunque impossibile smarrirsi, dal momento che la via è ben segnalata dagli inconfondibili cartelli di colore marrone. Un percorso tutto da guidare in souplesse tra paesaggi mozzafiato, fermandosi di tanto in tanto per visitare un borgo medievale, per ammirare capolavori architettonici del barocco o per una pausa di ristoro a base di birra e bratwurst in una tipica taverna in stile bavarese.

tour in Baviera con la motoAbbandonata la Romantische in corrispondenza di Alsbach la bussola indica direzione nord-est, fino alla tappa successiva del nostro viaggio: Norimberga. Anche in questo caso il periodo invernale si rivela il più propizio per una visita: la cittadina bavarese ospita infatti ogni anno il Christkindlesmarkt, ovvero il Mercatino del Bambin Gesù, uno dei più antichi e suggestivi mercatini di Natale di tutta Europa, la cui apertura è una cerimonia particolarmente sentita da parte degli abitanti della città. Al calare della sera del primo Venerdì di Avvento è l’Angelo del Natale in persona a pronunciare dal portico del coro della Chiesa di Nostra Signora il discorso che dà il via alle celebrazioni del Natale di Norimberga. 180 sono le bancarelle del grande mercato nella Piazza Hauptmarkt ai piedi della chiesa gotica, presso le quali è possibile acquistare decorazioni natalizie realizzate artigianalmente, i tipici omini fatti di prugne secche e stoffa detti Zwetschgenmännle oppure i Lebkuchen, biscotti di pan di zenzero, o ancora gustare le caratteristiche salsiccette speziate di Norimberga.tour in Baviera con la moto

Molto belli anche gli altri mercatini disseminati per il centro cittadino: da quello allestito nella Rathaus, la Piazza del Municipio, dove trovano spazio tutte le città gemellate con Norimberga (compresa Venezia per l’Italia) a quello esclusivamente dedicato ai bambini in Hans-Sachs-Platz, dove è presente una giostra antica, un trenino decorato e uno sportello delle Deutsche Poste dedicato a ricevere le letterine indirizzate a Babbo Natale. Per tutto il periodo dell’Avvento, inoltre, il centro storico è animato da concerti di ottoni, musiche e canti natalizi. Molto particolare la cerimonia dell’8 dicembre: sono duemila i bambini che, ciascuno con la propria lanterna, attraversano il centro della città fino al castello, per la tradizionale processione delle luci.

tour in Baviera con la moto

L’ultima delle destinazioni è roba per gli spiriti più avventurosi. Il più temuto, il più affascinante di tutti: Elefantentreffen. Non esiste vero motociclista al quale questa parola non provochi un brivido di emozione. La prima edizione risale al 1956, quando nacque come raduno dedicato alle moto e ai sidecar Zundapp residuati della seconda guerra mondiale soprannominati appunto Elefanten. Col passare degli anni ha raccolto sempre più appassionati di moto di tutti i generi, fino a diventare il ritrovo di motociclisti più famoso d’Europa.

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La tradizione ne fissa la data di svolgimento all’ultimo weekend di gennaio e negli anni la location ha subìto più di una variazione: dopo il circuito del Nurburgring e quello di Salisburgo, dal 1989 ha trovato una sede stabile nella foresta di Loh-Thurmansbang, a circa 60 km da Passau, in una sorta di grande vallata chiusa affettuosamente soprannominata Hexenkessel, la conca della strega.

Per la difficoltà di raggiungerne la sede e per le condizioni climatiche sovente proibitive è considerato il motoraduno per eccellenza, con presenze nell’ordine di tre-quattromila persone ogni anno, provenienti da tutta Europa. Chiunque ci sia stato racconta di epiche cavalcate attraverso la tormenta, svalicando passi dal fondo innevato, con seri problemi talvolta persino a orientarsi per arrivare a destinazione, che è volutamente poco segnalata e ardua da trovare. L’organizzazione mette a disposizione dei partecipanti grandi quantitativi di paglia sulla quale montare le tende e di legna da ardere per riscaldarsi, oltre naturalmente alla birra, che nei tre giorni dell’evento scorre immancabilmente a fiumi.

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Nell’intento di riportare l’Elefantentreffen al suo originario spirito avventuroso, a partire dall’edizione del 2016 sono state fissate regole precise sia per quanto riguarda i mezzi ammessi all’accesso nella “Buca”, sia per la sistemazione: niente più baracche e stufe montate nei giorni precedenti, né tantomeno furgoni di appoggio, ma solo moto, tende e l’entusiasmo dei veri pionieri. Partecipare all’Elefanten non è certo impresa da affrontare in maniera improvvisata: necessita di un’adeguata preparazione, ma lo spettacolo della grande distesa di falò che illuminano la notte bavarese, insieme alla sensazione di appartenenza a una grande comunità di appassionati ripagano ampiamente ogni fatica del viaggio.

Dove Dormire

Hotel Sommer  ****

Indirizzo: Weidachstraße 74,
87629 Füssen, Germania

Telefono:+49 8362 91470

www.hotelsommer.de

Hotel Schlosskrone  ****

Indirizzo: Prinzregentenpl. 4,
87629 Füssen, Germania

Telefono:+49 8362 930180

www.schlosskrone.de

HOTEL DEUTSCHER KAISER ***

Indirizzo: Königstraße 55,

90402 Nürnberg, Germania

Telefono:+49 911 242660

www.deutscherkaiser-hotel.de

Hotel Vosteen ***

Indirizzo: Lindenaststraße 12,

90409 Nürnberg, Germania

Telefono:+49 911 95512330

http://www.hotel-vosteen.de

Sonnenhügel  **

Indirizzo: Bayerweg 65,
94379 St. Englmar, Germania

Telefono:+49 9965 290

www.sonnen-huegel.de/

Da Visitare

schloss neuschwanstein e castelli di baviera
neuschwansteinstraße 20, 87645 schwangau
www.neuschwanstein.de

apertura: la biglietteria si trova ai piedi del castello ed è aperta
dalle 8 alle 17 (aprile-metà ottobre)
dalle 9 alle 15 (metà ottobre-marzo)

chiusura: 1 gennaio, 24, 25 e 31 dicembre
mercatini di natale norimberga

congress- und tourismus-zentrale nürnberg
frauentorgraben 3/iv
90443 nürnberg
telefono: +49 (0)911 2336-0
fax: +49 (0)911 2336-166
e-mail: tourismus@nuernberg.de
homepage: http://www.tourismus.nuernberg.de

elefantentreffen

bvdm 60. elefantentreffen
dal 29. – 31.01.2016.
loh, solla – thurmansbang
foresta bavarese
https://www.bvdm.de/index.php?id=47&lang=6

ROAD BOOK

 

Füssen, Germania

0

 
Landsberg am Lech, Germania

66,6

66,6

Augusta, Germania

44,5

111,1

Nördlingen, Germania

78,6

189,7

Ansbach, Germania

64,9

254,6

Norimberga, Germania

43,7

298,3

Cham, Germania

163

461,3

Sankt Englmar, Germania

32,8

494,1

Thurmansbang, Germania

71,2

565,3

Prien am Chiemsee, Germania

177

742,3

 

Cristiano “Gillo” Giliberti.

Bolognese, classe 1971. Buongustaio, blogger, amante dei viaggi in moto e della musica rock, cuoco per divertimento. Coniuga la passione per la scrittura con quella per la buona tavola raccontando con occhio disincantato e ironico il mondo del food e le sue tendenze nel blog The Foodie Fighter. (thefoodiefighter.wordpress.com)

14/12/2023 0 comment
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Alexander Museum Hotel

di Alessandra Lepri

Alexander Museum Palace Hotel. L’Arte figurativa troppo spesso è vissuta con un atteggiamento accademico, frutto dell’inveterato ossequio della tradizione scolastica verso le opere, vissute come intoccabili e distanti dalla vita di tutti i giorni. Negli ultimi anni si sta tuttavia assistendo a un progressivo superamento di questa sorta di “feticismo” museale, e ci si approccia al mondo dell’arte con più naturalezza. Il merito di avere incuriosito e avvicinato il grande pubblico all’Arte va a certi critici che traducono con un linguaggio più comprensibile l’esegesi delle opere e a veri e propri “Mecenate” dei nostri tempi, che permettono di vivere, anche se solo per una notte, un contatto ravvicinato con la grande Arte. Il Conte Alessandro-Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfusina, proprietario e anima creativa dell’originale albergo, ha fuso mirabilmente la provenienza dal settore alberghiero (è titolare della catena Vip Hotels) con la grande passione per l’Arte Contemporanea. Il risultato è una struttura ricettiva che trascende la sua pura funzionalità per diventare una galleria, uno strumento polifonico che racconta il genio dei grandi interpreti delle arti figurative e permette all’ospite di vivere un’esperienza unica a contatto diretto con l’arte. 

Alexander Museum palace hotel

Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro, ovvero una “performance permanente” di Arte Contemporanea.

Frutto di un’opera di vigoroso restyling strutturale, l’Alexander Museum Palace si sviluppa su nove piani e si affaccia direttamente sul mare. E’ come una immensa tela bianca e neutra (pavimenti e muri sono rigorosamente bianchi) sulla quale artisti di fama internazionale o grandi talenti emergenti, hanno posto la loro firma, realizzando le camere e le sale. Per quattro anni l’hotel è stato un laboratorio di creatività a più mani che ha coinvolto pittori, fotografi, scultori come Sandro Chia, Antonio Ricci, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, solo per citarne alcuni. Sessantatre le camere, microcosmi di arte uniti in un’unica struttura. I corridoi sono come gallerie, le porte chiuse come quadri che riportano, oltre al numero, il nome dell’artista e dell’opera, e sono esse stesse decorate, dando già un’anticipazione dell’allestimento. Nel piano seminterrato, la cosiddetta “sala degli specchi” è allestito un grande spazio per le mostre temporanee ed eventi, oltre alla vendita delle opere d’arte in esposizione e delle pubblicazioni firmate dallo stesso proprietario, Alessandro “Nani” (per gli amici) Marcucci Pinoli.

L’hotel realizza il sogno di rendere l’arte fruibile a tutti, e di renderla disciplina “applicata” e non soltanto fine a se stessa, così come la Storia l’ha stigmatizzata troppo a lungo. Gli artisti che hanno concorso a creare questa originale struttura sono stati selezionati e segnalati da importanti personalità del mondo dell’arte come Vittorio Sgarbi, Philippe Daverio, Marisa Vescovo, Armando Ginesi, Achille Bonito Oliva. Il committente non ha posto limiti alla creatività e alle tecniche, ha assegnato le stanze, lasciando trasformare non solo le pareti, ma anche gli arredi, i bagni, le luci.
Altro aspetto innovativo la modalità di prenotazione. Attraverso il sito internet l’ospite può visionare solo le porte e scegliere la camera o addirittura vivere l’esperienza di provare più stanze.

Alexander Museum Palace Hotel
Viale Trieste 20, Pesaro
tel 0721 34.441 / 64750
fax 0721 30.550
e mail: alexandermuseum@viphotels.it
www.alexander-museum.it
www.viphotels.it
www.nani-faivivere.it

06/07/2016 0 comment
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PFGSTYLE TRAVEL

STREET ART DA BANKSY A BLU PASSANDO PER KEITH HARING E LADY PINK. UNA MOSTRA A BOLOGNA CELEBRA L’ARTE DI STRADA

Li chiamavano imbrattatori di muri e di saracinesche, fino a riconoscerli come artisti portatori sani di contenuti sociali e politici. Poi li hanno inglobati nel graffittismo e infine riconosciuti nell’etichetta “street art”. Che ricorda un po’ lo street style legato al modo della moda, con gli stessi vizi dell’esibizionismo. Infine hanno preso i disegni dalla strada, nel vero senso della parola smembrando mura e cancellate, per collocarli all’interno del Museo della Storia di Bologna, dando vita alla prima mostra dell’arte urbana. Non sono ancora aperte le porte al pubblico di ‘Street art Banksy&Co. – L’arte allo stato urbano’, in mostra da oggi e fino al 26 giugno, che è già polemica avanzata: prima l’artista Blu ha cancellato i suoi graffiti dalle pareti della città, poi la protesta organizzata per domenica (dress code, tanto per fare riferimento alla moda di cui sopra, l’abito blu ) proprio davanti a Palazzo Pepoli sede della mostra. Il motivo è piuttosto chiaro: non si può ingabbiare un’opera destinata a tutti e creata con l’intento di essere vissuta. Se cade il muro muore anche il suo contenuto, cosicché il valore dell’oggetto artistico esiste fino al suo deterioramento. E su questo siamo tutti d’accordo. Tuttavia alla prima per la stampa non ho visto un’accozzaglia di contenuti, o una scia di scritti appiccicati, piuttosto una composizione storica e culturale di un fenomeno vivo da cinquant’anni, la cui interpretazione adesso mi pare chiara.

Ora che la vedo appoggiata alle pareti di un museo, ora che mi spiega il linguaggio dell’arte di strada, nella New York degli anni ’70 e ’80 ( in pratica una mostra nella mostra nella quale si possono vedere le opere dei più grandi graffiti writers e street artists statunitensi come Dondi White, Keith Haring e Lady Pink) e nell’Italia delle rivolte e dei centri sociali. Insomma un linguaggio decodificato, giusto per i comuni mortali, che possa rispondere a certi, lontani quesiti dell’uomo appunto di strada: “ma perché sporcano i muri con quelle scritte?”

Il mio consiglio è di godervi questa avventura, perché la mostra è bella e ci racconta emotivamente di più su certe belle battaglie. Il rischio è che qualche vero imbrattatore sogni di finire in un museo.

Street art Banksy&Co. – L’arte allo stato urbano, mostra curata da Luca Ciancabilla e Christian Omodeo

dal 19 marzo al 26 giugno Palazzo Pepoli – Museo della storia di Bologna

Banksy | Courtesy: Sammlung Reinking | Photo: Joachim Fliegner

Banksy | Courtesy: Sammlung Reinking | Photo: Joachim Fliegner

Banksy | "Girl with Gasmask" | Exhibitionview: "Beyond melancholia. Sammlung Reinking | Museum für Völkerkunde Hamburg | 1" | Museum für Völkerkunde | 15.06. - 28.09.2014 | Courtesy: Sammlung Reinking / Museum für Völkerkunde Hamburg | Photo: MRpro

Banksy | “Girl with Gasmask” | Exhibitionview: “Beyond melancholia. Sammlung Reinking | Museum für Völkerkunde Hamburg | 1” | Museum für Völkerkunde | 15.06. – 28.09.2014 | Courtesy: Sammlung Reinking / Museum für Völkerkunde Hamburg | Photo: MRpro

Blu | Courtesy: Sammlung Reinking | Photo: Joachim Fliegner

Blu | Courtesy: Sammlung Reinking | Photo: Joachim Fliegner

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Banksy | Courtesy: Sammlung Reinking | Photo: Joachim Fliegner

Banksy | Courtesy: Sammlung Reinking | Photo: Joachim Fliegner

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18/03/2016 7 comments
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Val Pusteria

Dolomiten Welness Mirabell, il mio soggiorno in Val Pusteria

È neve, magia. Silenzio e lunghe camminate: la Val Pusteria ti regala scenari fiabeschi dove spingere l’immaginazione a mille o restare seduta ad aspettare la luna. Ma anche piste sulle quali sciare, o praticare divertentissimi sport dallo sci di fondo alla discesa con il blokl, una sorta di slittino composto da uno sci situato sotto uno sgabello. Ad Anterselva ho addirittura visto, per la prima volta, i campionati nazionali di Biathlon, una disciplina olimpica dove i partecipanti competono in due specialità, il tiro a segno con la carabina e lo sci di fondo. Devo dirvi davvero spettacolare.

Dolomiten Welness Mirabell a Valdaora

Valdaora si trova in Trentino Alto Adige, ai piedi del Plan de Corones circondata dalla Dolomiti di Braies. Durante il mio soggiorno ho dormito Dolomiten Welness Mirabell, struttura a cinque stelle, 60 spaziose camere spaziose più 8 suites di 55mq, situata in una posizione davvero strategica. La proprietaria, Judith Agstner, che vedete sotto nella foto insieme alla figlia, ci riceve vestita con il Dirndl, l’abito femminile tipico del Tirolo.

Hoel MirabellCon lei inizi a capire la filosofia che muove le giornate al Mirabell: ““Volevo proporre un ambiente di montagna, caratterizzare l’hotel per quello che è, perciò ho puntato sulla vetrate molto ampie che consentono agli ospiti di ammirare i panorami, di sentirsi parte dell’ambiente che li circonda – ci spiega Judith, che ha continuato l’attività alberghiera della madre rilevando l’hotel e trasformandolo nell’attuale struttura di lusso – ho scelto di inserire negli ambienti le stufe caratteristiche dei nostri territori, quella in sala è la stube originale del comune di San Candido. Ma ho anche dato particolare attenzione alla cucina e ai prodotti che somministriamo ai clienti. Scegliamo il chilometro zero e molte cose le facciamo noi, dal burro alla pasta, ai dolci. Serviamo prodotti del nostro orto e compriamo la carne dai macellai della nostra zona”. Per gli sciatori una navetta gratuita vi porterà dall’hotel alle funivie di Plan de Corones, che fanno parte dell’area Dolomiti Superski. La vicinanza con il comprensorio delle Dolomiti di Sesto garantiscono quasi 200 km di piste, da qui si parte anche per la Sellaronda un tour lungo 40 chilometri che collega quattro valli ladine e conduce attorno al Gruppo del Sella.

 

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Se amate sciare ma anche rilassarvi questo è l’hotel per voi. L’area benessere è composta da un piscina interna e da una esterna riscaldata che resta aperta fino alle otto di sera. Fare il bagno sotto la luna con la neve che ti circonda è da sempre uno dei miei momenti preferiti. L”area beauty si estende allo spazio benessere con la Spa Aurora, una intera sezione dedicata all’ayurveda, con la possibilità di seguire una dieta Logie, e l’analisi della salute attraverso l’iride.

 

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Ma la vera chicca dell’Hotel Mirabell è sicuramente la cucina. Oltre alla qualità dei cibi, si usano prodotti a chilometro zero o provenienti dall’orto, il menu offre quattro diverse proposte per ogni tipologia di piatto che spazia dagli antipasti ai primi ai secondi e al dolce. Non c’è bisogno di arrovellarsi scegliendo una portata piuttosto che un’ altra, qui potete mangiare di tutto e assaggiare ogni cosa: due primi, quattro secondi, tre dolci e via dicendo. Ho trovato questo sistema davvero gradevole, non dover fare i conti con le pietanze mi ha permesso di mangiare bene assaporando i manicaretti dello chef Ulrich Plankensteiner, da 26 anni ai fornelli del Mirabell, che vedete sotto nella foto.

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Cibo che si può smaltire sulle piste oppure visitando i dintorni. Noi di pfgstyletravel siamo andati a vedere lo spettacolare Museo di Messner progettato dall’architetto Zaha Hadid Si prende la funivia fino al Plan de Corones, a quota oltre 2200 metri, si cammina qualche minuto e si arriva in faccia al MMM Corones, una delle sei sedi che compongono il Messner Mountain Museum. Le vetrate del museo restituiscono le immagini dell’infanzia di Reinhold Messner, le Odle e il Pilastro centrale del Sasso di santa Croce, così come i ghiacciai granitici che sovrastano la valle Aurina. È proprio qui che la Tim ha girato lo spot con fabio Fabio, come mi avete fatto notare mentre pubblicavo le foto su Instagram.

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E la notte ci si riposa nella stanza ampia e confortevole. Una stube di maiolica, un salottino dove rilassarsi e una terrazza dove prendere il sole la mattina.

04/02/2016 0 comment
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