Home Cultura In scena una bella Manon Lescaut per l’apertura del Comunale di Bologna

In scena una bella Manon Lescaut per l’apertura del Comunale di Bologna

written by Roberto Di Caro 27/01/2024
Manon Lescaut, pfgstyletravel, cultura

Cinemascope: gli spazi che il Comunale Nouveau non può sfruttare in altezza recupera in larghezza del palcoscenico. Cinematografici, per quanto lo consente la partitura, anche il ritmo, la scenografia, l’azione scenica, i movimenti di cantanti e comparse, persino i colori. Bella soluzione, per la Manon Lescaut che venerdì 26 gennaio ha aperto la stagione lirica 2024 del Teatro Comunale di Bologna.

Insieme rigorosa e coinvolgente: non necessariamente le due cose vanno a braccetto, stavolta sì. Niente stravolgimenti, qualche volta sensati e accattivanti, più spesso incongrui. Soprattutto niente aggiustamenti posticci, di quelli in cui talvolta si lasciano trascinare registi in animo di lasciar traccia di sé con escamotages di poco conto. Dunque un bell’equilibrio per un’opera difficile, non per nulla messa in scena, nell’anno delle celebrazioni pucciniane, solo dal Tcbo: per la regia di Leo Muscato, scene di Federica Parolini, costumi di Silvia Aymonino, coro di Gea Garatti Ansini. A dirigere, una Oksana Lyniv in gran forma, lei stessa con quella sua specifica attorialità sul podio, giocata su posture, corporeità, flessuosità e scatti in accordo con i singoli anche minuti passaggi dello spartito.

La schizzata vitalità di Manon, tra passione d’amore e di sesso col giovane Des Grieux e piaceri e mollezze del lusso col vecchio e straricco tesoriere generale Geronte, ciò che all’uscita del romanzo dell’abate Prévost, da cui il libretto è liberamente tratto, fece sentenziare a Montesquieu: le héros est un fripon, l’héroïne une catin, l’eroe è un mascalzone, l’eroina una sgualdrina. Des Grieux che la segue fino alla rovina, a morire di sete in un deserto americano tinto di rosso: e magari è un caso o forse no, ma anche Deserto Rosso di Antonioni, anno 1964 con Monica Vitti, metteva in scena una donna incapace di ritrovare sé stessa nell’amore e nel mondo.

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Come lei, come Manon, tutte le donne di Puccini non hanno (o finiscono per perdere) un posto nel mondo, una casa, un rifugio. Per la cronaca: incluse le donne vere, non immaginarie, che hanno segnato i complicati amori di Giacomo Puccini.
Insomma un successo, questa prima, misurato anche dagli applausi di un pubblico che finalmente ha riempito il Nouveau, in larga parte di giovani. Buona prova anche dei cantanti: citiamo Erika Grimaldi-Manon e Luciano Ganci-Des Grieux, ma il voto è da estendere ai comprimari.

Foto credits di Andrea Ranzi per gentile concessione ufficio Stampa TCBO

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