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Portraits de voyageurs

Annemarie Schwarzenbach

Annemarie Schwarzenbach

 di PATRIZIA FINUCCI GALLO.

Pallida, maschile. Thomas Mann la definì «un angelo devastato».  è stata, e resta, una delle ultime icone dandy. Viaggiatrice instancabile, si lasciava ingoiare dai luoghi, senza puntare necessariamente a qualcosa : «Una volta in viaggio si dimentica il desiderio di sapere, non si conosce più né l’addio né il rimpianto, non ci si chiede più né da dove né verso dove». E così nel ’39 con la sua Ford, ben sistemata in coperta sul piroscafo turco diretto a Istanbul, sgommerà poi sulle strade sterrate di Kabul, per fermarsi davanti alla riva dell’Oxus, procedere verso le steppe del Turkestan «battute dai venti sibilanti», gironzolare calma e assente per le strade di Peshawar. L’importante era il movimento. Quasi a voler viaggiare, come scriveva Henri Michaux, per diventare senza patria. Annemarie aveva un carisma straordinario e una fragilità altrettanto influente. «Trassi un respiro profondo e cercai, nonostante tutto, di dare il benvenuto alla vita». (Annemarie Schwarzenbach, “La via per Kabul. Turchia, Persia, Afghanistan 1939-1940”, Il Saggiatore).

Quando penso al viaggio mi viene in mente proprio lei, Annemarie Schwarzenbach. Spesso e volentieri più che percorsi in strada i viaggi sono vere e proprie fughe. Dal quotidiano, certo, ma anche da quella parte più banale di noi. Se eccede, se diventa presente, la chiamiamo insoddisfazione. Ed ecco “l’attimo di respiro” che cercava Annemarie, quando al volante della sua Ford è partita per conoscere il mondo e se stessa. Persia, Afghanistan, Russia, India: le storie degli altri ci raccolgono e mettono insieme tutti i nostri pezzetti.

Patrizia Finucci Gallo

Annemarie SchwarzenbachAnnemarie Schwarzenbachhttps://www.pfgstyletravel.it

13/12/2015 0 comment
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