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La Salottiera

La Porta cafe, pfgstyle travel

Quella sensazione di essere in pieno mood country chic, alla francese per intenderci, tra eleganti elementi shabby style e una luce morbida che regala alla pausa pranzo un momento dedicato. Riservato.

Si chiama La Porta café, a due passi dalla Fiera di Bologna: intorno gli affari, il traffico, le attività e dentro il silenzio, l’oasi, la pace.

Francois De La Rochefoucauld sosteneva che “mangiare è una necessità. Mangiare intelligentemente è un’arte”. Dunque perché svalutare la pausa pranzo a un semplice riempimento di stomaco, innalziamola invece a uno status più regale offrendo alla mente e al corpo emozioni che rimandano ai cenacoli serali.

Il primo benefit di questo locale è proprio l’illuminazione: naturale quella che filtra dalle tende color avio e crema, morbida e calda la luce di interno che punta su lampade da terra come fosse un salotto.

Pavimenti in legno chiaro con tavoli abbinati, poltroncine di velluto e un servizio di bicchieri e piatti che pare la table habillé dei ristoranti di classe.

Locale segnalato con
Il Ventaglio della Salottiera

E per una salottiera a dieta potrebbe anche bastare. Ma poiché a me piace mangiare, e immagino anche a voi, la prova culinaria doveva essere fatta.

Affidandomi all’estro del giovane chef Fabio Duca, dalla sua l’esperienza con Gennaro Esposito alla cucina 5 stelle lusso dell’Hotel Villafranca a Positano, mi affaccio senza indugio sui tortellini al mignolo in crema di Parmigiano Reggiano, assaporo il pesce spada alla griglia con pomodoro arrosto e chiudo con sorbetto al limone più il dessert “Orto” a base di ricotta di mandorle, piselli, fragole e olio al sambuco.

Ottima scelta, ottimo menu.

Perché merita Il ventaglio della Salottiera

1- Piatti della tradizione bolognese, non solo, alleggeriti ed estremamente gustosi

2- Pesce fresco e crostacei portati ogni giorno da Bellucci, che seleziona per La Porta Cafè il pescato migliore a seconda del periodo e delle stagioni, mentre carni e salumi provengono dai laboratori di LEM Carni a Molinella, i latticini dalla Granarolo e il pane impiegato a pranzo dal Forno Brisa. Fornitori di alto livello cui si aggiungono altri partner d’eccellenza come Illy Caffè, Ceretto Vini, Mancini Pastificio Agricolo, Pellegrini Vini e Distillati, Appennino Food per funghi e tartufi, Pollo Samoggia, Enio Ottaviani Vini e Vigneti, Moët Hennessy Italia e molti altri.

3 – Se non vuoi mangiare in loco puoi ordinare dal menu e portarlo nella tua abitazione. Con una confezione deliziosa. Nessuna plasticaccia anonima il che richiede, una volta a casa, un’apparecchiatura rispettosa.

Piatti di ceramica, bicchieri di vetro, una tovaglia candida: ci vuole poco per cambiare le abitudini. Basta riconsiderare il tempo che ci vogliamo dedicare.

02/07/2024 0 comment
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Calarsi nel mondo di Alphonse Mucha significa esplorare il femminile nella sinuosità dei corpi stilizzati, capolavori di bellezza, allungati su ampi manifesti o resi miniatura attraversando preziose boccettine di profumo. Ma è proprio nel fascino fatale della femme fin-de-siècle, fra lunghi capelli ondulati e abiti trasparenti, che si cela in realtà una donna volitiva e pronta a salpare sulla nave della modernità. 

Lo capì subito Sarah Bernhardt, l’attrice più bella e famosa dell’epoca, che scelse Mucha per rappresentare la sua immagine, La incontrò nel 1895 e per lei realizzò il suo primo manifesto per la commedia Gismonda rendondolo da lì a poco il più popolare degli artisti con un timbro e una cifra artistica assolutamente riconoscibile. Da quel momento ideò tutti i manifesti per gli altri spettacoli di Sarah Bernard, da quello per La Dame aux CaméliasLa SamaritaineMedea fino a La Princesse Lointaine, scritto per la famosa attrice da Emond Rostand.

Alphonse Mucha 170 opere al Museo degli Innocenti di Firenze

Una mostra a Firenze, nella sede del Museo degli Innocenti, percorre dunque il periodo d’oro del pittore slavo: voluta da Arthemisia e curata da Tomoko Sato in collaborazione con Francesca Villanti, presenta oltre 170 opere fra manifesti, libri, disegni, olii e acquarelli, oltre a fotografie, gioielli, opere decorative. In ragione della sua fama, gli fu commissionato di disegnare vari manifesti pubblicitari e tra questi quello della Bicicletta Perfecta, prodotta da un’industria britannica. Nel manifesto esposto, la composizione è dominata da una figura femminile con lunghi capelli scompigliati dal vento, mentre della bicicletta se ne vede solo parte della ruota e del manubrio, a cui la ciclista si sta appoggiando. Con il suo sguardo sicuro e diretto, rappresenta il nuovo ideale di donna, che si gode il senso di libertà ed euforia. 

Nel 1896, mentre lavorava a un manifesto per il lancio del profumo Rodo, Lance Parfum Rodo, gli fu anche richiesto di creare l’etichetta e la scatola della fragranza. Lo stesso anno Mucha cominciò a collaborare con un famoso produttore di biscotti francese, Lefèvre-Utile (LU), arrivando a realizzare diverse grafiche per i materiali pubblicitari della società, nonché la decorazione di una latta per biscotti e di alcuni incarti.
Come si potrà vedere nelle opere e oggetti sopra citati, Mucha integrò intenzionalmente vari richiami tra le confezioni e i manifesti da lui realizzati tramite la riproduzione della stessa donna in qualità di “personaggio” associato ai prodotti, oppure riutilizzando lo stesso stile per i caratteri delle scritte. Così facendo, presentava gli articoli tramite messaggi visivi coerenti che ne aumentavano la visibilità sul mercato, una strategia ancora oggi ampiamente adottata dagli artisti grafici.

Nel 1899 Mucha ricevette l’incarico per il prestigioso champagne Moet & Chandon di creare le grafiche di tutta la pubblicità di due tipologie di champagne, note come Imperial e White Star. Il primo fu commercializzato con il nome di Crémant Impérial, nonché come Dry Imperial e Grand Crémant Impérial, esposti in mostra

29/01/2024 0 comment
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L’Hotel Maison Souquet è uno straordinario gioiello emozionale dell’opulenza. Dietro una facciata del diciannovesimo secolo, era proprietario il duca d’Orléans, si trova questa struttura a cinque stelle, con venti camere e sei suites, situato a pochi passi dal Moulin Rouge e dal frizzante quartiere Pigalle, al numero 10 di rue de Bruxelles (IXe).

Decorato dall’architetto di interni Jacques Garcia riprende lo stile avvolgente e sensuale delle case chiuse degli anni venti e, in effetti, durante la Belle Époque fra il 1905 e il 1907 divenne una celebre maison di piacere.

Lo stile cocotte di Garcia, con stoffe cinesi, velluti viola, rimandi giapponesi, rende questo luogo davvero unico, ogni camera con grandi letti matrimoniali porta il nome di una cortigiana: Liane de Pougy, la Belle Otéro, Castiglione, la Païva.

Una di queste è ispirata al celebre appartamento di Jeanne Lanvin, una delle più importanti designer degli anni venti. Tè, champagne e cocktail possono essere serviti nel giardino d’inverno fra gelsomini e muri d’edera, oppure nel “Salon des 1001 nuits” con atmosfere originali in stile orientale.

L’hotel è convenzionato con il Musée d’Orsay dove trovate la più grande collezione al mondo di impressionisti.

25/01/2024 0 comment
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